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Il MIUR e l’Odissea dell’Apostilla: Il Rallentamento Inaccettabile nelle

    Pratiche di Riconoscimento dell’Abilitazione all’Insegnamento

    Nella frenetica corsa verso il riconoscimento delle abilitazioni all’insegnamento acquisite all’estero, spesso ci si imbatte in ostacoli che sembrano più una barriera burocratica che una vera e propria procedura di verifica. Uno di questi ostacoli, che ha suscitato numerose controversie e frustrazioni, è rappresentato dalle richieste apparentemente senza fine di documenti aggiuntivi e di apostille da parte del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) italiano.

    È un fatto ben noto che coloro che hanno conseguito l’abilitazione all’insegnamento in Paesi stranieri, come la Romania, debbano affrontare una serie di procedure per ottenere il riconoscimento delle proprie qualifiche in Italia. Tuttavia, ciò che desta sconcerto è la natura apparentemente arbitraria e dilatoria delle richieste di documentazione aggiuntiva da parte del MIUR.

    Recentemente, tale pratica è stata particolarmente evidente nei confronti dei docenti provenienti dalla Romania. Molti di loro hanno segnalato un’esperienza frustrante e avvilente nel tentativo di ottenere il riconoscimento della loro abilitazione all’insegnamento in Italia. Il MIUR, anziché facilitare e agevolare tale processo, sembra piuttosto impegnato nel complicarlo ulteriormente, richiedendo documenti e apostille che vanno al di là di quelli già previsti dalla normativa vigente.

    Questa richiesta eccessiva di documentazione non solo rallenta il processo di riconoscimento, ma costituisce anche una fonte di stress e preoccupazione per i docenti interessati, molti dei quali hanno già investito tempo e risorse considerevoli per ottenere le necessarie abilitazioni in un paese diverso da quello di origine.

    È comprensibile che ogni paese abbia i propri standard e procedure per il riconoscimento delle qualifiche professionali. Tuttavia, quando tali procedure diventano eccessivamente onerose e dilatorie, è lecito sollevare delle domande sulla loro effettiva utilità e necessità.

    Ciò solleva interrogativi sul reale scopo di tali richieste. È legittimo domandarsi se il MIUR stia effettivamente valutando la qualità e la validità delle abilitazioni all’insegnamento ottenute in Romania, oppure se stia semplicemente cercando di scoraggiare i docenti abilitati all’estero dall’insegnare in Italia.

    Ma qual è il motivo dietro a questa pratica tanto frustrante quanto inefficace?

    Alcuni sospettano che il MIUR stia cercando semplicemente di scoraggiare i docenti abilitati all’estero dal richiedere il riconoscimento delle proprie abilitazioni in Italia, forse per proteggere il mercato del lavoro interno o per altri motivi oscuri.

    O forse ancora per sponsorizzare e favorire il mercato delle telematiche, tanto caro sia ai governi di destra che di sinistra, ogni telematica ha i suoi santi in paradiso, al di là del colore e delle bandiere.

    Si chiede addirittura documentazione comprovante la presenza fisica nelle aule !

    Ma le telematiche come fanno a comprovare questa presenza fisica ?!

    E dicasi altrettanto per il tirocinio !

    Hanno avuto il coraggio di contestare ad alcuni corsisti l’impossibilità della loro presenza fisica in aula, inquanto impegnati in attività di supplenza !!!!!

    Forse il MIUR dimentica che questo tipo di corsi, in Romania, si tengono esclusivamente durante i week-end, proprio per dare la possibilità al personale docente impegnato nell’attività lavorativa di poter seguire e completare il percorso abilitante.

    Indipendentemente dalle ragioni, è evidente che questa pratica non è solo ingiusta, ma anche dannosa per il sistema educativo italiano nel suo complesso. In un’epoca in cui la diversità culturale e l’apertura internazionale sono sempre più apprezzate e necessarie, ostacolare il riconoscimento delle qualifiche degli insegnanti ottenute all’estero, rappresenta un passo indietro anziché in avanti.

    Il fatto che molti docenti abilitati in Romania, siano già qualificati e abbiano esperienza nell’insegnamento, e che l’Italia stia affrontando una carenza di insegnanti in alcune materie e in alcune regioni, rende ancora più insensato questo atteggiamento da parte del MIUR.

    È importante ricordare che l’obiettivo del riconoscimento delle qualifiche professionali dovrebbe essere quello di garantire la qualità dell’insegnamento e di facilitare la mobilità dei lavoratori qualificati all’interno dell’Unione Europea. Al contrario, un eccesso di burocrazia e ostacoli può avere l’effetto opposto, scoraggiando i professionisti qualificati dall’esercitare la propria professione all’estero e creando un clima di frustrazione e sfiducia.

    È dunque urgente che il MIUR riveda le proprie politiche in materia di riconoscimento delle abilitazioni all’insegnamento straniere e smetta di imporre requisiti eccessivi e pretestuosi ai docenti che cercano di contribuire al sistema educativo italiano. È necessario un approccio più razionale, trasparente e rispettoso dei diritti di coloro che desiderano mettere le proprie competenze al servizio delle scuole italiane.

    Non è forse bastata al MIUR la lezione impartita dal Consiglio di Stato che ha cancellato con un colpo di spugna l’assurda nota della Dirigente Dott.ssa Maria Assunta Palermo, la quale senza un chiaro motivo, aveva emesso una nota con la quale rifiutava categoricamente di occuparsi del riconoscimento delle abilitazioni all’insegnamento conseguite in Romania.

    E’ giunto il momento che i dirigenti ministeriali paghino di tasca i propri “errori”, se così li vogliamo chiamare, in modo tale da evitare che numerosi docenti debbano  ricorrere a dispendiosi ricorsi legali, solo per far valere i loro diritti di cittadini italiani e comunitari che troppo spesso vengono violati da richieste inutili e pretestuose.

    In conclusione, è tempo che il MIUR abbandoni questa pratica dannosa e si impegni invece a semplificare e accelerare il processo di riconoscimento delle abilitazioni all’insegnamento straniere, nell’interesse non solo dei docenti interessati, ma anche degli studenti e delle scuole italiane che potrebbero beneficiare della loro esperienza e professionalità.

    Autore

    Associazione Pro Bono Pacis centro di formazione specializzato ed accreditato.L’apertura delle due nuove sedi ha permesso alla nostra associazione di sviluppare corsi di formazione accreditati presso il Ministero dell’Istruzione e Ministero della Salute.Centro di alta formazione professionale, sia per il personale didattico che per il personale sanitario .